Sono gli anni delle guerre di camorra post cutoliane, delle crisi abitative e sociali, del post terremoto dell’Italia centro-meridionale, ma anche quelli dell’arrivo di Maradona e degli scudetti vinti dalla squadra di calcio del Napoli.

Gli ebrei nel 1770 erano solo pari a circa lo 0,2% della popolazione della Repubblica di Venezia, ma per questa minoranza furono promulgate diverse leggi che ne limitavano il rapporto con i cattolici e le loro libertà civili. In seguito alla cacciata degli ebrei in quasi tutta Europa a Venezia fu concesso di rimanere nel ghetto in modo da non creare disordini nella città e qui di poter svolgere le loro tradizioni e pregare nelle sinagoghe. A Venezia erano presenti cinque sinagoghe appartenenti alle diverse comunità ebraiche veneziane, anche chiamate università o nationi, che qui svolgevano la liturgia seguendo riti diversi per ogni sinagoga. Dopo la peste il ghetto fu ripopolato da alcuni ebrei dell’Europa orientale e nel 1633 il ghetto fu ampliato, ma nel frattempo Venezia aveva perso la sua centralità e anche la comunità ebraica iniziò a ridursi e le tasse; verso di essa aumentarono e iniziarono a nascere movimenti settari. Nel 1385 fu concesso per la prima volta a un gruppo di prestatori ebrei di vivere in laguna. Il 25 settembre 1386 richiesero e ottennero di acquistare una parte del terreno del Monastero di San Nicolò al Lido per seppellire i propri defunti, originando il cimitero ebraico di Venezia, tuttora funzionante.

Durante il periodo della Controriforma anche nella Repubblica di Venezia fu attiva l’Inquisizione che dal 1542 al 1794 processò imputati tra i quali Giordano Bruno, Pietro Paolo Vergerio e Marco Antonio de Dominis. I crimini in materia di fede, come la stregoneria, erano regolati da un tribunale laico già nel 1181 durante la reggenza del doge Orio Mastropiero. Il tribunale oltre a essere composto dai suoi giudici nominati dal doge si avvaleva anche dell’aiuto dei vescovi e del patriarca di Grado e la pena più diffusa per i condannati era quella di essere bruciati al rogo.

Per via dei suoi possedimenti fondiari Pietro IV Candiano aveva una visione politica vicina a quella del Sacro Romano Impero e di conseguenza tentò di instaurare il feudalesimo anche a Venezia provocando nel 976 una rivolta che portò all’incendio della capitale e all’uccisione del doge. Questi avvenimenti portarono il patriziato veneziano a ottenere un’influenza crescente sulle politiche del doge e i conflitti nati in seguito all’assassinio del doge si risolsero solo nel 991 con l’elezione di Pietro II Orseolo. Al massimo della sua espansione, tra il XIII e il XVI secolo, governava anche il Peloponneso, Creta e Cipro, la gran parte delle isole greche, oltre a diverse città e porti del Mediterraneo orientale. “Le donne che ricoprono ruoli dirigenziali in Uffici di Specialità, sono state individuate dal ministero, dal Dipartimento della pubblica sicurezza di Roma” afferma Maria Lucia Lombardo. Queste si trovano a dirigere il Compartimento Polizia Ferroviaria, l’Ufficio di Polizia di Frontiera Marittima e Aerea, la Sezione Polizia Stradale, il Reparto Volo. Dopo una laurea in giurisprudenza nella sua isola natale, mentre faceva la pratica forense, ha visto il bando per commissario di polizia.

La Basilica di Santa Maria Assunta, sull’isola di Torcello è stato il principale luogo di culto della laguna di Venezia tra il VII e il IX secolo. La società Venezia FC informa inoltre che i lavori di adeguamento dello Stadio P.L. Penzo sono iniziati e proseguono a pieno ritmo con l’obiettivo di disputare la prima gara di campionato della prossima stagione davanti al proprio pubblico. Utilizziamo i cookie per essere sicuri che tu possa avere la migliore esperienza sul nostro sito. iConsigli.it sceglie e raccomanda in maniera indipendente prodotti e servizi che si possono acquistare online o tramite la consulenza di esperti. Ogni volta che viene fatto un acquisto attraverso uno dei link presenti nel testo, Consigli.it riceve una commissione senza alcuna variazione del prezzo finale. Si segnala inoltre che alcuni servizi sono accessibili solo all’interno del territorio Italiano.

La sua produzione era localizzata unicamente sull’isola di Murano, al fine di scongiurare il propagarsi di incendi all’interno della captale. Nonostante la produzione vetraia l’attività di maggior successo era quella delle costruzioni navali che avveniva all’interno dell’arsenale di stato, attivo fin dal XII secolo, ma anche negli squeri veneziani piccoli cantieri navali cittadini. Accanto alla costruzione della navi era sviluppata la produzione del cordame navale da parte dei filacànevi, i quali a partire dal XIII secolo importarono la canapa dalla Russia attraverso in Mar Nero. Tra le attività già diffuse nel XIII secolo figuravano le concerie e la filatura della lana che venivano esercitate alla Giudecca.

Pietro II Orseolo conferì un notevole impulso all’espansione commerciale veneziana stipulando nuovi privilegi commerciali con il Sacro Romano Impero e l’Impero bizantino. Oltre alla diplomazia il doge riprese la guerra contro i pirati Narentani cominciata nel IX secolo e nell’anno 1000 riuscì a sottomettere le città costiere istriane e dalmate. Il grande scisma del 1054 e lo scoppio della lotta per le investiture nel 1073 coinvolsero marginalmente la politica veneziana che invece concentrò la sua attenzione sull’arrivo dei Normanni nel sud Italia. L’occupazione normanna di Durazzo e Corfù nel 1081 spinse l’Impero bizantino a richiedere l’aiuto della flotta veneziana che con la promessa di ottenere ampi privilegi commerciali e il rimborso delle spese militari decise di prendere parte alle guerre bizantino-normanne. L’anno seguente l’imperatore Alessio I Comneno concesse a Venezia la crisobolla, un privilegio commerciale che consentiva ai mercanti veneziani consistenti esenzioni fiscali in numerosi porti bizantini e la costituzione di un quartiere veneziano a Durazzo e Costantinopoli. La guerra si concluse nel 1085 quando in seguito alla morte del condottiero Roberto il Guiscardo l’esercito normanno abbandonò le sue posizioni per tornare in Puglia.

Il Comune di Livorno distribuirà mascherine agli accessi ed all’interno dell’area festival, a chi le ha dimenticate. 125 tra addetti al controllo e steward presidieranno la kermesse e saranno posizionati ai 14 accessi principali, alle entrate delle aree spettacolari e nel perimetro delle stesse. Ai 14 varchi di accesso al festival saranno posizionati steward cosiddetti “da stadio” che avranno la funzione di non far entrare bottiglie di vetro all’interno dell’area e steward che impediranno il traffico veicolare, anche di biciclette, all’interno di Effetto Venezia. Una parte del personale addetto alla sicurezza ed al rispetto delle regole anti-Covid sarà assegnato agli accessi dei luoghi di spettacolazione.

I primi insediamenti, stabili e certi, sono del IV secolo e principalmente del V secolo, sotto l’incalzare delle incursioni barbariche. Nulla esclude, tuttavia , che in laguna vi fossero insediamenti stabili addirittura in epoca romana e preromana. La Repubblica di Venezia contava numerose tradizioni storiche e folcloristiche di vario genere, alcune delle quali celebrate anche in seguito alla sua caduta.

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  • Orso riuscì ad assegnare il ducato al primogenito Giovanni II Partecipazio che dopo aver conquistato Comacchio, città rivale di Venezia nel commercio del sale, decise di abdicare in favore di suo fratello, all’epoca patriarca di Grado, che rifiutò.
  • La debolezza della Repubblica spinse Candia e Trieste a rivoltarsi, ma le ribellioni furono sedate riaffermando così il dominio veneziano sullo Stato da Mar.
  • A riprova di ciò è il fatto che Marco Polo scelse la lingua d’oïl mentre Bartolomeo Zorzi la lingua d’oc, allora entrambe diffuse nelle corti quanto il latino, per le prime opere storiografiche in lingua veneta sarà necessario aspettare la seconda metà del XIV secolo.
  • Nel XVIII secolo nell’abbigliamento maschile si introdusse la velada, ovvero una sorta di ampio mantello riccamente decorato, al contrario tra l’abbigliamento femminile entrò in uso la vesta a cendà, un abito modesto che si componeva di un lungo vestito solitamente nero e di una sciarpa bianca.

L’espansione dell’Impero ottomano in Grecia provocò nel 1463 la prima guerra turco-veneziana che permise a Venezia di conquistare Modone, Imbro, Taso, Samotracia e Atene grazie anche all’aiuto del principe albanese Scanderbeg. Gli iniziali successi veneziani furono fermati da Maometto II che nel 1470 assediò Negroponte conquistandola e dopo aver perso anche gran parte delle Cicladi nel 1479 Venezia firmò la pace con gli ottomani. Le pretese di Ercole I d’Este sul Polesine e la creazione di nuove saline nelle Valli di Comacchio fecero scoppiare la guerra del sale che si concluse nel 1484 con la vittoria veneziana. Nel 1489 fu annessa l’isola di Cipro, precedentemente uno stato crociato, ceduto dalla sua ultima sovrana, la veneziana Caterina Corner. Nel 1495 Venezia riuscì a espellere Carlo VIII dall’Italia grazie alla battaglia di Fornovo, respingendo il primo di una serie di assalti francesi. Temporaneamente a inizio del XVI secolo furono venete pure Cremona, Forlì, Cesena, Monopoli, Bari, Barletta, Trani.

Nel XII secolo Venezia decise di non partecipare alle crociate per via dei suoi interessi commerciali in oriente e si concentrò piuttosto a mantenere i sui possedimenti in Dalmazia ripetutamente assediati dagli Ungari. La situazione mutò nel 1202 quando il doge Enrico Dandolo decise di sfruttare la spedizione della quarta crociata per concludere la guerra di Zara e l’anno seguente dopo vent’anni di conflitto Venezia conquistò la città e vinse la guerra riacquisendo il controllo della Dalmazia. La flotta crociata veneziana però non si fermò in Dalmazia, ma proseguì verso Costantinopoli per assediarla nel 1204 ponendo così fine all’Impero bizantino.

Il controllo di Venezia sulle rotte commerciali orientali si rese pressante e questo provocò una crescita dei contrasti con Genova che nel 1255 esplosero nella guerra di San Saba; il 24 giugno 1258 le due repubbliche si affrontarono nella battaglia di Acri che si concluse con la schiacciante vittoria veneziana. Nel 1261 l’Impero di Nicea con l’aiuto della Repubblica di Genova riuscì a sciogliere l’Impero latino d’Oriente e a ristabilire l’Impero bizantino. La guerra tra Genova e Venezia riprese e dopo una lunga serie di battaglie la guerra si concluse nel 1270 con la pace di Cremona.

Il seguito alla morte del Mocenigo il 15 aprile 1423 Francesco Foscari fu eletto doge e la sua politica espansionistica provocò l’entrata in guerra contro il Ducato di Milano. Nel 1427 la battaglia di Cremona e la battaglia di Maclodio consentirono a Venezia di spostare il proprio confine sull’Adda, conquistando le città lombarde di Bergamo, Brescia, Crema e i territori della Val Camonica. Le guerre di Lombardia proseguirono con la battaglia di Soncino e la battaglia di Delebio, entrambe vinte dai milanesi provocarono la condanna a morte per tradimento del condottiero Francesco Bussone, conte di Carmagnola.

A Venezia la riforma del melodramma fu avviata Apostolo Zeno, che ispirandosi alla tragedia francese, rese il melodramma più sobrio e costruì le sue opere in modo che potessero essere rappresentate anche senza musica. La popolazione restante apparteneva ad altre chiese come quella protestante e quella cattolica armena e vi erano poi anche dei mercanti islamici, che però non risedevano stabilmente a Venezia. Gli armeni si stabilirono a Venezia già nella metà nel XIII secolo anche se la costruzione della prima chiesa armena cattolica, la chiesa di Santa Croce degli Armeni, risale solo al 1682.

Con l’inizio del Rinascimento seguendo la moda europea, gli abiti delle nobildonne divennero sempre più sfarzosi, mentre gli uomini cominciarono a portare delle gonnelle abbinate a lunghe calze bicolore. Le strade non essendo selciate rischiavano di sporcare le vesti quindi si diffusero degli zoccoli molto alti che venivano poi tolti una volta raggiunta l’abitazione. Tra il XV e nel XVI secolo l’influenza barocca portò agli eccessi gli abiti nobiliari che in questa epoca incominciarono ad essere impreziositi anche da una produzione locale, il merletto di Burano. Per via del rapporto commerciale con l’oriente a Venezia si diffusero ben presto l’abbigliamento sfarzoso tipico dei bizantini costituito per lo più da tonache ricamate o trapuntate di colore azzurro, colore simbolo dei veneti. Tra il popolo minuto invece erano diffusi lunghi vestiti di tela decorati da strisce colorate e solitamente le calzature erano sandali di pelle. I vestiti delle donne nobili erano di seta ricamata, molto lunghi e scollati, solitamente indossavano anche mantelli a strascico e pellicce di una grande varietà di animali, tra i quali spiccava l’ermellino.

Nel XVIII secolo la repubblica, persa progressivamente la propria potenza, si adagiò nel perseguire una politica di conservazione e neutralità. A questo si accompagnava un sempre più ridotto https://assoinveneto.org/ dinamismo del ceto politico, sempre più legato ai crescenti interessi fondiari in terraferma del patriziato veneziano. Questo, poi, subì una sempre più massiccia immissione di nuove famiglie nel corpo aristocratico, volto a sostenere l’economia dello Stato (grazie al ricco pagamento fornito dai nuovi nobili all’atto dell’iscrizione al libro d’oro del patriziato) e a rinsaldare i legami coi ceti dirigenti della terraferma.

L’ordinamento dello Stato era affidato a molti nobili suddivisi in numerose assemblee che generalmente rimanevano in carica per meno di un anno e si riunivano a Venezia nel Palazzo Ducale, centro politico della Repubblica. Nel XIII secolo l’assemblea popolare della concio fu progressivamente spogliata di tutti i suoi poteri e, analogamente alle signorie cittadine italiane, anche a Venezia il potere iniziò a concentrarsi nelle mani di un ristretto numero di famiglie. Per scongiurare la nascita di una signoria e diluire il potere delle case vecchie nel 1297 avvenne la Serrata del Maggior Consiglio, un provvedimento che aumentò il numero dei membri del Maggior Consiglio lasciando invariato il numero delle famiglie e quindi precludendo l’ingresso alla nuova nobiltà. Con lo scoppio della guerra di successione al patriarcato di Aquileia i Carraresi riuscirono conquistare la gran parte del Veneto arrivando circondare completamente la laguna di Venezia. La minaccia carrarese indusse il doge Antonio Venier ad allearsi con il duca di Milano Gian Galeazzo Visconti che nel 1388 sconfisse le truppe carraresi obbligando Francesco I da Carrara ad abdicare in favore del figlio Francesco II che però nel 1390 riuscì a riacquisire Padova.

Era il 7 ottobre del 1571 e la Battaglia di Lepanto, combattuta da mezzogiorno al tramonto, si risolse con la vittoria della Lega santa. Le schermaglie tra veneziani e genovesi ripresero e nel 1378 le due repubbliche si affrontarono nella guerra di Chioggia. Inizialmente i Genovesi riuscirono a conquistare Chioggia e vaste zone della laguna di Venezia, ma alla fine furono i Veneziani ad avere la meglio; la guerra si concluse definitivamente l’8 agosto 1381 con la pace di Torino che sancì l’uscita dei genovesi dalla competizione per il dominio sul Mediterraneo. La Concio riuscì ad eleggere sei dogi fino a Pietro III Candiano che nel 958 assegnò la carica di co-Dux a suo figlio Pietro che divenne doge l’anno seguente.